I Relatori
C. Cornoldi - Università di Padova (ITA)

Abstract
Le teorizzazioni più popolari dell'intelligenza hanno storicamente oscillato fra una posizione di tipo unitario (v. Spearman) e una di tipo multicomponenziale (v. Thurstone). Le une e le altre, tradizionalmente sviluppatesi lungo il filone psicometrico, sono state affiancate in questo ambito da posizioni più eclettiche, di tipo globalistico (v. Wechsler) o da teorie più generali del funzionamento psichico.
Negli ultimi decenni lo sviluppo della psicologia cognitivistica e lo studio di differenze in gruppi patologici hanno articolato ampiamente il repertorio degli strumenti per l'esame delle differenze intellettive.
In particolare, l'esame delle differenze intellettive nei soggetti in età evolutiva, se tiene conto dei profili che si incontrano nel campo delle difficoltà di apprendimento, offre elementi a favore di una teorizzazione basata sull'analisi dei processi cognitivi, ma di tipo gerarchico. Vediamo perché occupandoci di due casi rappresentativi: il caso dei disturbi di apprendimento e quello del ritardo mentale. Essi, rispettivamente, ci suggeriscono come una teoria unitaria o una teoria semplicemente multicomponenziale della intelligenza siano adeguate.